Siria, un ponte tra le civiltà
Questo era il tema del nostro viaggio in Siria, dal 17 al 26 agosto, e così è stato veramente.
Accompagnati dalla competenza e simpatia di Ghattas, la nostra guida, un siriano cristiano greco-cattolico, originario di Maalula, il villaggio dove ancora si parla l’antico aramaico dei tempi di Gesù, abbiamo percorso col pullman guidato in modo impeccabile da Salah, mussulmano di Damasco, oltre 2.500 km di strada e oltre 9.000 anni di storia.
Dalle antiche civiltà di Ebla e Ugarit, luogo dove fu ritrovato il più antico alfabeto fonetico, in caratteri cuneiformi, origine di tutti gli alfabeti semitici e occidentali, che conserva vestigia del VII millennio a.C., ai modernissimi centri commerciali di Damasco, pieni di giovani fino a notte inoltrata, del tutto simili ai nostri, ai brulicanti suk (mercati) con i loro colori, profumi di spezie e pieni di ogni genere di mercanzia, dove è irresistibile per tutti (ma in particolare per le signore!) l’invito a fermarsi per comperare qualche bel tessuto damascato, dopo una lunghissima contrattazione… Dalle antiche mura che affiorano ovunque, anche in pieno deserto, dai teatri romani che conservano una acustica perfetta, dai lunghi colonnati di Palmira e di Apamea, dalle possenti fortificazioni dei crociati, dall’archiettura mussulmana degli Ottomanni e dei mamelucchi, ai moderni grattacieli delle grandi città di Damasco e di Aleppo.
Anche dal punto di vista religioso si spazia dagli antichi Baal, ai templi romani, dalla chiese bizantine, alle numerosissime moschee che costellano con i loro minareti anche i quartieri più nuovi.
In particolare la città di Damasco conserva i ricordi della conversione di San Paolo e della sua prima predicazione: la moderna chiesa ortodossa russa costruita sul luogo dove Paolo fu folgorato dal Signore Gesù, a circa 15 km dalla città, la “via dritta” con la casa dove abitava Anania che accolse l’apostolo dopo la sua conversione e la chiesa sorta sulle antiche mura romane dove Paolo fu calato in una cesta per sfuggire ai suoi persecutori.
Abbiamo anche incontrato il Metropolita Jean C. Jembart, Arcivescovo di Aleppo, nella cui chiesa abbiamo celebrato la Messa della domenica.
Un’esperienza arricchente, anche dal punto di vista umano, per il bel clima di amicizia che si è instaurato tra di noi, favorito anche dal ridotto numero del gruppo e dal clima di armonia, sottolineato tante volte dalla guida, che in Siria regna tra le persone anche più diverse: arabi e drusi, al sud, cristiani e mussulmani, abitanti delle grandi città o nel villaggi più sperduti nel deserto o fra le montagne.
don Nino