Rio 2013: il più grande flash mob del mondo
Rio de Janeiro, 28 luglio – “La migliore notizia è che è tornato il bel tempo!”: commentava così ieri sera, nell’attesa dell’arrivo di Papa Francesco per la veglia a Copacabana, il nostro Arcivescovo Cesare. E davvero, per gli oltre due milioni di giovani presenti, questa è una buona notizia. Oltre alla decisione del Comitato organizzatore di spostare la veglia di ieri sera e la Messa di oggi da Campus Fidei di Guaratiba a qui, in Copacabana. Il luogo prescelto, una spianata recentemente sistemata in terra battuta, era stata trasformata nei giorni scorsi dalle piogge in un gigantesco acquitrino. Impossibile dormirci dopo la veglia. Impossibile anche solo entrarci.
È stato bello, in questi giorni, vedere i vescovi preoccupati per i loro ragazzi, interessarsi di come stessero, dove fossero, se avessero freddo. Uno dei vescovi è anche andato da loro e ha offerto la cena al gruppetto della sua diocesi, per festeggiare il proprio compleanno. Scene di vita famigliare e fraterna, come scalda il cuore sapere che è la Chiesa: una compagnia di persone che si vogliono bene, che seguono un unico Maestro e che sono condotte paternamente dai loro pastori. Per questo l’essere Chiesa mi entusiasma.
Venerdì mattina si sono concluse le catechesi, con il nostro Arcivescovo che offriva ai giovani le condizioni x essere missionari: 1) essere ripieni di Cristo; 2) essere convinti che tutti hanno bisogno di Cristo; 3) trovare degli “alleati” per fare Chiesa, impegnarsi a uscire fuori dalle mura; 4) impegnarsi per sempre, perché la missione esige di non avere paura d’essere preti, suore, sposi per sempre. Questo del rispondere al Signore che chiama e della nostra risposta che non dobbiamo temere di dargli è un tema che è ritornato anche nelle parole di Papa Francesco nella Veglia di ieri sera e nella Messa di questa mattina. “Andate e fate discepoli tutti i popoli” era del resto il messaggio centrale della GMG. Dunque, un tema missionario e vocazionale, perché non possiamo suscitare negli altri una risposta, se noi per primi non diamo risposta a ciò che è chiesto a noi!
E Papa Francesco è il primo a dare ciò che egli stesso ha ricevuto. Deve proprio essere un uomo inondato dall’amore di Dio. È una prerogativa di un papa: se così non fosse, lo Spirito Santo non l’avrebbe scelto. E la storia più recente ci insegna che i pontefici sono espressione squisita dello Spirito. Il Santo Padre saluta con affetto, fa fermare la papamobile per abbracciare bambini e invalidi, scruta chi gli sta di fronte con uno sguardo attento e penetrante. Gesti che ti portano a commuoverti fino alle lacrime, a dire che davvero un semplice uomo, ma scelto da Cristo, manifesta con evidenza la cura di Dio per il suo popolo. Il Papa è il segno visibile dell’unità dei cristiani. Qui, di fronte e in mezzo a due o tre milioni di giovani. In lui siamo uno e lui è uno in e per tutti. Proprio ciò che è Cristo, che così si rende visibile, afferrabile, tangibile in questo uomo semplice, suo gigantesco segno. Non può non sgorgarti una lacrima, dinanzi a cotanto segno.
E così la GMG è scorsa via, in un crescendo di preghiera ed emozioni. La Via Crucis di venerdì sera, spettacolare ma “sentita”, in uno stile molto sudamericano, che a noi compassati piemontesi suona un po’ strana e un po’ troppo “teatrale”, ha iniziato le danze dello spirito. È seguita la maestosa veglia di ieri sera, con Papa Francesco che ha invitato i giovani a costruire se stessi sulla fede in Cristo e a costruire la sua Chiesa con coraggio e senza paura, facendosene testimoni in prima persona nel mondo. Nell’adorazione eucaristica conclusiva, più di due milioni di giovani hanno osservato un silenzio stupefacente e carico di preghiera e di attesa. Il contario di quanto ci si aspetterebbe da una folla oceanica del genere. Infine, la Messa di oggi: il più grande flash-mob del mondo, come è stata definita. Certo: un ritrovo di tantissime persone per uno scopo condiviso e con invito per passaparola! Proprio la definizione di flash-mob!
E ora, ecco il ritorno. Anche per chi ha vissuto una GMG “anomala”, c’è qualcosa da portarsi a casa. Perché la sfida è sempre questa: trasformare le emozioni in decisioni; le belle esperienze in rinnovamento di vita. E per me c’è un rinnovato entusiasmo nel convincere i giovani che la vita in Cristo è bella, che Gesù mantiene ciò che promette, che null’altro al mondo vale la pena per spendere la propria vita se non lui. Quanto basta per potersi dire di tornare a casa con qualcosa di grande, nonostante i timori della partenza. Nonostante la GMG “anomala”. E in attesa di Cracovia 2016.
Viva Gesù e viva il Papa!
don Mauro
“Trasformare le emozioni in decisioni” : fides UT ratio .. :))
La fede come mezzo adeguato per comprendere, esattamente. Basta con questa panzanata per cui da secoli riteniamo che credere e ragionare siano alternativi l’uno all’altro. Non è vero! Dici benissimo: “fides UT ratio”.