In una nicchia quadrata e provvista di sportello con vetro, ricavata nel muro dello stabile n. 64 di via Garibaldi, vi è un dipinto su tela debitamente incorniciato, raffigurante in alto Maria Ausiliatrice e in basso San Giuseppe e una Martire.
Questo dipinto, opera del sig. Pietro Garrone, è una copia della immagine che a memoria d’uomo gli abitanti della Borgata Carolina, e i passanti, erano abituati a vedere sul muro dello stabile situato al lato opposto della stessa via. Presso questa immagine i borghigiani si riunivano per recitare il Santo Rosario. La scomparsa causata dalla ristrutturazione del fabbricato, provocò delle rimostranze da parte dei borghigiani, privati di quel punto dove trovarsi per pregare. Il proprietario offrì il terreno per erigere un pilone votivo. Gli abitanti della zona manifestarono invece l’intenzione di mantenere il segno sacro essenzialmente simile a quello antico, dunque grazie alla disponibilità data dai proprietari dello stabile civico n. 64, al lavoro dei volontari e alla contribuzione di tutti alle spese, è ricomparsa l’immagine.
Così è ripresa la devozione della recita del S. Rosario tutte le sere del mese di maggio, considerata ormai come una tradizione.
Si indica la Martire del dipinto come Santa Carolina, che avrebbe dato il nome al borgo, ma l’unica martire riscontrabile con quel nome è una giovane polacca, morta durante la grande guerra, Carolina Kozka , beatificata da Giovanni Paolo II il 10 giugno 1978. In una carta topografica dell’800, in quella zona è segnata una “Cascina Carolina”, dalla quale forse ha preso nome l’attuale borgo.
Carlo Smeriglio