«Mai più la guerra»: in preghiera anche a Santena, col Papa
«Mai più la guerra. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza». Di fronte alla tragedia della Siria e ai venti di guerra che spirano sul Medio Oriente, il Papa chiede a tutti credenti e alle persone di buona volontà un impegno per dar vita a «una catena di impegno per la pace», invitando a pregare e digiunare sabato 7 settembre «per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo intero».
Anche la parrocchia di Santena aderisce all’appello di Papa Francesco: sabato sera, dopo la Messa delle 18, ci sarà un’ora di adorazione eucaristica proprio durante l’orario di cena, dalle 19 alle 20. Nella Grotta della chiesa parrocchiale, tutti potranno sostare in preghiera, rinunciando a consumare la cena.
«La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell’intervento armato. La situazione di violenza non ne verrebbe diminuita. C’è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi». Lo afferma il segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il vescovo salesiano Mario Toso, che ha commentato alla Radio Vaticana l’appello del Papa perché sia evitato l’intervento militare. «Il conflitto in Siria – spiega monsignor Toso – contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali e, in ogni caso, nessuno uscirebbe indenne da un conflitto o da un’esperienza di violenza».
«Gelosia ed invidia», con il loro seguito di pettegolezzi, non sono solo sentimenti antichi, ma si ripropongono «ogni giorno nel nostro cuore e nelle nostre comunità». È quanto sottolinea Papa Francesco – riprendendo dopo la pausa estiva la celebrazione della messa mattutina nella cappella della domus Santa Marta in Vaticano – avvertendo che «una comunità, una famiglia, viene distrutta per l’invidia che semina il diavolo nel cuore e fa che uno parli male dell’altro e così si distrugga».
Ammonisce il Papa: «Mai uccidere il prossimo con la nostra lingua. Perché sia pace in una comunità, in una famiglia, in un paese, nel mondo, dobbiamo essere con il Signore e dov’è il Signore non c’è invidia, non c’è la criminalità, non c’è l’odio, non ci sono le gelosie ma c’è fratellanza».
Francesco stigmatizza consolidate abitudini in base alle quali «il primo giorno si parla bene di chi viene da noi, il secondo non tanto, il terzo si incomincia a spettegolare e poi si finisce spellandolo» e accusa: «Quelli che in una comunità fanno chiacchiere sui fratelli, sui membri della comunità, vogliono uccidere», ricordando il versetto dell’apostolo Giovanni dove dice «Quello che odia nel suo cuore suo fratello è un omicida». «Noi siamo abituati alle chiacchiere e ai pettegolezzi ma – lamenta il Papa – quante volte le nostre comunità e anche la nostra famiglia sono un inferno, dove si gestisce questa criminalità di uccidere il fratello e la sorella con la lingua!».