La politica? Sconfitta per i cattolici italiani, parola di vescovo
C’è una sensazione che avverto fortissima in questo periodo, che peraltro coincide con i miei primi cento giorni nella diocesi di Ferrara-Comacchio. […] Quella di una grande sconfitta: l’insignificanza della presenza cattolica nell’agone sociale e politico. Oggi il voto dei cattolici è assolutamente insignificante nel panorama della vita italiana, come ebbe a dire giustamente il mio amico Alfredo Mantovano in un suo lucido intervento qualche mese fa.
Chi sono i cattolici che militano nella varietà di espressioni socio-politiche che esistono? Gente che personalmente la domenica mattina andrà a messa, ci si augura; che è a posto dal punto di vista di una certa devozione alla vita morale, a meno che non si tratti di vita matrimoniale perché lì allora si aprono centinaia e centinaia di eccezioni, più o meno clamorose o più o meno nascoste ma assolutamente maggioritarie anche tra i cattolici in politica. Gente che personalmente e individualmente può avere anche una certa pratica di pietà.
Ma ciò che caratterizza l’intervento di chi appartiene alla fede, la forma dell’intervento è la Dottrina Sociale della Chiesa. E il cuore della Dottrina Sociale della Chiesa sono i princìpi non negoziabili. Questi dettano le analisi di carattere socio-politico, e questi indicano anche le linee di un’azione che almeno dal punto di vista della cultura dovrebbero avere una certa unità. Dovrebbe esserci una certa unità dei cattolici in politica che poi può preludere a differenze dettate da valutazioni particolari e speriamo non soltanto da interessi particolari.
Le ultime elezioni invece sono state la sagra dell’individualismo e dell’opinionalismo. I cattolici hanno votato per tutti e a vantaggio di tutti, senza chiedersi se questo loro voto avrebbe poi significato eleggere delle presenze che avrebbero tutelato non gli interessi della Chiesa, ma gli interessi della ragione e della fede, cioè dell’umanità.
Tutto era avviato, la Provvidenza aveva avviato tutto perché ci fosse un risorgere della presenza cristiana, come presenza di popolo, come presenza culturale, sociale, politica. Che ne è ora della grande sfida della nuova evangelizzazione che abbiamo raccolto dal primo insegnamento di Giovanni Paolo II? […]
Forse i magisteri paralleli stanno compiendo l’ultima e non meno grave delle loro vittorie. Ma la vittoria dell’individualismo culturale e della frammentazione della presenza politica dei cattolici, senza la custodia e la promozione dei princìpi non negoziabili, non è soltanto la sconfitta dei cristiani, come diceva Marcello Pera nella prefazione al mio volumetto “Per un umanesimo del Terzo Millennio”: “Qui se si perde, si perde tutti; se si vince si vince tutti”.
Per adesso, salvo che la Provvidenza riscompigli le carte, possiamo veramente dire che stiamo perdendo tutti.
Mons. Luigi Negri,
Arcivescovo di Ferrara e Comacchio – giugno 2013