La Parola della festa: “Trinità”
Sii sincero. Ti interessa? Poco? Forse perché è un mistero che non capiamo, che ci appare assurdo, quasi un indovinello matematico. Forse perché non abbiamo mai voluto ascoltare qualcuno che ce ne parlasse.
Quante cose non capiamo, nel mondo: sono misteri, eppure ci crediamo, le usiamo, ci fidiamo di chi ce le vende, basta che ci vadano bene. Ed è normale che non capiamo questo mistero: si parla di Dio stesso.
E Dio è un mistero che nessuno può capire. Allora? Se arriviamo a credere che è un valore per noi, ci serve, ci fa bene, anzi è l’unico nostro bene, allora forse ci decidiamo a capirci qualcosa?
Intanto ci dice che Dio è una famiglia, tre persone: un Padre che genera un Figlio, il cui Amore è la loro vita, lo Spirito santo. Di più non possiamo capirne. Ma ci basta già questo.
Il Padre è il Creatore, che, come ogni genitore, crea tutto a sua immagine e somiglianza. Tutto il creato, in qualche modo, ama, genera e produce, rispecchia la bellezza e la potenza di Dio dall’universo materiale a quello vegetale, animale e umano, proprio come nella SS. Trinità. Specialmente l’uomo.
Il Figlio, generato da Dio da sempre, ha accettato di assumere la nostra umanità, per aiutarci a tornare al primitivo progetto divino, rifiutato dall’umanità.
Lo Spirito santo è l’amore del Padre e del Figlio che produce continuamente la vita divina in Dio stesso e nell’anima umana, quando l’uomo l’ha persa, rovinata o dimenticata.
Da tutto questo capisci che noi umani abbiamo un rapporto privilegiato, eterno e meraviglioso con la Trinità. Di Lei capiamo poco, ma è la nostra vita, presente e futura! Ci rendiamo conto?
Non è solo questione di capire, ma di volere accettare la vita divina in noi, che sarà poi la nostra vita eterna.
Ci tieni alla tua vita che dura neanche cento anni? Tanto più, se sei onesto e ragioni, devi tenerci anche e di più a quella eterna, che la Trinità ha già preparato per te, per me, per tutti quelli… che la vogliono!! E tu avresti il coraggio di non volerla? Intanto, comincia a fare meglio il segno della Croce.
don Lio de Angelis