La Parola della festa: “Testimoni”

Parola della festaIl Vangelo di oggi contiene il passaggio più delicato: Gesù, tornando al Padre, passa il suo mandato di salvezza a delle creature umane, deboli fragili, incerte. «Designò altri settantadue discepoli»: Gesù si è fidato dei dodici, dei 72 e continua a fidarsi di noi.

È inutile dire: “C’è stato un traditore, quegli uomini non erano adatti”. Perché di traditori ce ne saranno sempre, anche tra i cristiani, preti e vescovi, e tutti siamo inadatti e incapaci. Ma Gesù ci affida lo stesso la sua missione di salvezza, perché annunziare il Vangelo è il compito più profondo del nostro esistere come cristiani in questo mondo.

Prima di tutto non dobbiamo fare i pessimisti: mancano i preti, i cristiani sono perseguitati, la gente non viene più in Chiesa. Non dimentichiamoci che Gesù ha detto: «Sarò sempre con voi!». Il bene da fare c’è ancora in abbondanza – «la messe è molta» –; a mancare sono uomini e donne che lo sappiano vedere, che lo custodiscano, che lo seminino nel cuore altrui.

La prima cosa da chiederci è se abbiamo voglia di annunciare il Regno di Dio, almeno con la nostra vita; perché non ci accada di stare sempre zitti o di annunziare qualcosa d’altro, di ben diverso e forse contrario; inoltre chiederci come lo annunciamo, a chi e con che forza, con che coraggio, gioia e convinzione.

Il Vangelo non si impone a nessuno; Dio non vuole nessuna guerra di religione, perché l’uomo è stato creato libero. Troppe volte, quando ci mettiamo a parlare di religione, si discute e si litiga, si fanno guerre e si ammazza gente: non è questo il modo che il Signore ci ha insegnato. Il nostro Dio è un Dio di pace e di Amore. Dio bisogna volerlo con il cuore, non con i gesti.

Ma per essere veri testimoni, domandiamoci: “Il Vangelo lo conosciamo davvero? Ci accontentiamo del catechismo di quando eravamo piccoli, di quello della Messa domenicale (quando ci andiamo!), oppure cerchiamo di conoscerlo meglio con una lettura personale, sforzandoci di viverlo? Ci interessa il Vangelo almeno quanto il telegiornale, La Stampa, lo sport, le telenovele, i pettegolezzi del paese?

Don Lio de Angelis

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