La Parola della festa: “Pentirsi è amare”
La prima lettura e il vangelo di questa domenica ci parlano di due fatti direi molto comuni nella storia dell’umanità: ci parlano di un adulterio e di una prostituta. Evidentemente non sono raccontati per la nostra curiosità morbosa. Si tratta, nella prima lettura, del re Davide, che avendo visto una bella donna fare il bagno, la manda a prendere per farla sua. Però la situazione si ingarbuglia, perché la donna rimane incinta ed il marito, Uria, è uno degli ufficiali più devoti a re Davide. La soluzione più sbrigativa allora è far fuori il marito. Il popolo ebraico era in guerra, ed allora il re Davide fa in modo che Uria vada a finire nelle prime linee di combattimento, dove trova la morte. E così risolve il problema. Ma questo non sfugge al profeta Natan, che rimprovera duramente il re, per il male che ha fatto.
Il vangelo invece ci parla di una prostituta che va a piangere, perché pentita della sua vita, ai piedi di Gesù che stava pranzando da Simone; li bagna con le sue lacrime, li asciuga con i suoi capelli, baciandoli e accarezzandoli.
Due fatti non descritti per la nostra curiosità, ma perché imitiamo la conclusione di entrambi, che è stata un sincero pentimento. E’ questo che ci deve interessare. Perché è il pentimento che ci libera dai nostri peccati. Solo che non abbiamo le idee chiare. Per molti, pentirsi vuol dire recitare qualche formula, fare qualche gesto o andare a messa, “dire” i peccati in confessione, fare un’ offerta alla Chiesa; insomma fare qualche gesto esterno.
No, assolutamente! Se il peccato ha offeso Dio, è a Lui che dobbiamo rivolgerci con il nostro cuore. Dobbiamo riconoscere di non averlo amato, ma disprezzato e messo da parte. E’ tutta la nostra vita che deve rimettersi sulla strada di Dio. E’ il cuore che deve “star male” per aver fatto dispiacere a chi ci ha sempre amati, ci ama sempre e chiede solo il nostro amore.
Pensiamo a qualche nostra esperienza, quando abbiamo offeso una persona che amavamo moltissimo: come siamo rimasti male fin che non gli abbiamo chiesto scusa. Così è per Dio. Se non sentiamo dispiacere di averlo offeso, vuol dire che non l’amiamo, non gli vogliamo bene. Perciò questo è il peccato vero: non amare Dio più di tutti e di tutto. E il pentimento è la vera e forte volontà e decisione di amarlo per sempre e sul serio.
Don Lio de Angelis