La Parola della festa: “Amare”
Per capire il Vangelo della tredicesima domenica del Tempo ordinario, bisogna tenere presenti due verità basilari della nostra fede: prima, che Dio è la fonte di ogni Amore; seconda, che Dio nell’Antico Testamento si è sempre dichiarato lo Sposo dell’umanità, cioè l’unico che la può rendere felice e non la tradirà mai. Solo così si capiranno queste frasi taglienti e assolute di Gesù: «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me».
Ma Gesù mio, questa pagina la trovo difficile e dura! E Lui ci risponde: sono parole dure, ma tutte realizzabili una per una. Chi si ricorda di me, e ama a nome mio, non può sbagliare. Io ho voluto mostrare a tutti la classifica dell’amore, perché non ci si fermasse alle creature, e gli uomini non si autonominassero dèi. E anche per impedire che l’eccesso d’amore soffocasse qualcuno; quando un padre o una madre amano troppo un figlio, non fanno il suo bene.
L’amore va distribuito saggiamente, un po’ agli uomini, un po’ a Dio. Io ho fatto così. Chiedo che ogni relazione umana sia vissuta in riferimento a Me. Non chiedo di “amare di meno” gli altri: è il contrario. Solo se è riferito a Me, ogni legame tra le persone trova fondamento e protezione: anche l’amore fra padre e figlio, fra marito e moglie.
Potevo accontentarmi di amare Maria e Giuseppe; eravamo una bella famiglia, senza grossi problemi: il nostro lavoro, la casa e gli amici, come tutti. Potevo chiedere a Dio Padre di lasciarmi a Nazareth: avrei fatto del bene, avrei aiutato, accolto, servito. Avrei annunciato ugualmente la Bella Notizia, avrei guarito i malati, forse mi sarei impegnato, come dite voi, nella Chiesa di allora, nelle cose della politica. Una vita piena d’amore per gli altri. E poteva bastare.
L’amore non è mai troppo. Ma va dosato, guidato, indirizzato a Dio, che lo distribuisca Lui con la sua equità. Sennò diventa gabbia che imprigiona le creature amate ed esclude tutti gli altri. Compreso il Creatore. Oggi il Vangelo chiede a tutti di amare “di più” il Signore per amare meglio gli altri. Gesù può non essere amato, ma non può essere amato meno di un altro: non sarebbe il Signore.
don Lio de Angelis