La corsa alla luna e il “matrimonio” omosessuale
Il 20 luglio è ricorso il 44° anniversario dello sbarco del primo uomo sul nostro satellite. Agli inizi degli anni ’60 il presidente americano Kennedy indicò come prossimo obbiettivo dell’avventura statunitense nello spazio lo sbarco sulla luna. La sfida era grande perchè se mandare un uomo nello spazio con un razzo era possibile, mandarlo sulla luna richiedeva un vettore talmente grande e potente che si metteva in dubbio la possibilità stessa di realizzarlo. La soluzione venne con il contributo fondamentale di Wernher Von Braun che con il suo Saturn V risolse brillantemente il problema. Tale razzo era composto da tre stadi: il primo avrebbe permesso di andare in orbita e poi si sarebbe sganciato, il secondo di lasciare l’orbita terrestre e poi si sarebbe distaccato anch’esso, mentre il terzo avrebbe portato astronauti, capsula di comando e modulo lunare a orbitare intorno al nostro satellite. Insomma un viaggio verso la luna di tre tappe reso possibile appunto dai tre stadi del razzo.
Voi direte: ma cosa c’entra tutto questo con il dibattito sul matrimonio omosessuale? Procedo per analogia.
Abbiamo recentemente visto come a pochi chilometri da noi il governo francese abbia approvato la legge Taubira equiparando a tutti gli effetti il matrimonio omosessuale a quello eterosessuale, concedendo quindi possibilità anche di adozione a coppie di coniugi del medesimo sesso. Anche in Italia da molti è stata ed è tuttora invocata una simile legge per non rimanere indietro sul piano dei “diritti”. Tuttavia, gli sponsor italiani delle nozze gay, che sanno di avere tra le loro fila giornalisti famosi con buona parte del mondo della cultura e anche molti cattolici, sanno bene che ottenere l’approvazione di una tale legge in Italia sarebbe oggi difficile per le resistenze (dicono loro) di stampo medievale e vetero-clericali di alcuni cattolici e del papa . Allora quale possibile soluzione?
Il piano è già pronto ed è in tre stadi (avete capito bene, proprio come il razzo Saturn V):
- Primo stadio: arrivare all’approvazione di un disegno di legge sull’omofobia. Il tentativo è in corso in questi giorni e se ne sta discutendo alla Camera. I tempi sono maturi anche per la maggiore complicità di politici di tutti gli schieramenti alcuni dei quali ricoprono anche ruoli istituzionali non di poco conto (l’on. Boldrini, presidente della camera, e Josefa Idem, ex ministro per le pari opportunità, hanno partecipato al Palermo pride). Se volete un esempio, leggete questo documento sul sito del ministero. Un disegno di legge sull’omofobia come quello presentato avrebbe tra l’altro la facoltà di ridurre al silenzio le poche voci contrarie che ancora si levano, perchè sarebbero appunto tacciate di omofobia e punite con sanzioni che nelle proposte prevedono anche in determinati casi il carcere, oltre ad attività di pubblica utilità sociale come il dover prestare servizio in associazioni di promozione gay.
- Secondo stadio: tacciate con una legge ad hoc sull’omofobia tutte (o quasi) le voci contrarie, inizierà il nuovo tam tam per ottenere il riconoscimento delle unioni civili o DICO o PACS, che dir si voglia. Se da noi l’omofobia è punita, allora vuol dire che i tempi sono maturi per riconoscere una convivenza omosessuale, perchè vi è una nuova sensibilità tra la gente. Alcune amministrazioni comunali hanno già fatto da apripista con l’istituzione di appositi registri senza alcun valore legale, ma molto rappresentativi sul piano dell’immagine (anche se pare con scarse adesioni). Non possiamo nemmeno dimenticare le solerti sollecitazioni della Corte Costituzionale (pagina 9 del documento). Ovviamente tutti i promotori diranno che tali unioni sono altra cosa rispetto al matrimonio e quindi non intaccano nulla di tale realtà, anche perchè non si potranno adottare bambini e comunque non si andrà oltre. Rassicureranno poi tutti dicendo che così “abbiamo più diritti” e potrà esserci un sostanziale guadagno per tutti.
- Terzo stadio: ricomincerà il lavorio mediatico con tanto di attori, intellettuali, opinionisti che si stracceranno le vesti per dire che non possiamo vivere un minuto di più in un paese che ha unioni di serie A (il matrimonio) e di serie B (le unioni civili, appunto). In questo saremo aiutati dalle prese di posizione di altri civilissimi stati e dalle sempre più pressanti raccomandazioni di mamma Europa sempre molto attenta a taluni “diritti”. Ecco così che si arriverà ad un disegno di legge sul modello di quello francese in cui de facto le unioni tra persone dello stesso sesso saranno equiparate in tutto e per tutto al matrimonio con possibilità quindi anche di adozione.
Insieme a tutto questo, si sta già procedendo verso una forma di indottrinamento culturale teso a preparare il terreno e che nelle intenzioni vuole partire già dalla più tenera età con progetti ad hoc nelle scuole sino ad arrivare alla formazione universitaria e ai luoghi d lavoro.
Voi direte: fine del discorso, non vi è più nulla da fare o da dire. E invece l’analogia tra la corsa alla luna e quella per il matrinonio gay non finisce qui (o almeno così spero). Infatti, dopo una serie di missioni sulla luna gli americani sospesero il programma Apollo perché i costi superavano di gran lunga i benefici! Che si possa dire lo stesso in futuro per i “matrimoni” omosessuali? Chissà, vedremo. Certo le mie parole, se passasse la proposta di legge per il contrasto all’omofobia, potrebbero essere considerate pericolose e quindi punibili…
Andrea Musso