La Chiesa deve portare la croce
Tempi duri per la Chiesa? Dal caso di Eluana Englaro, al vescovo lefebvriano, alle divisioni interne, alle critiche e minacce al Papa, alle spaccature tra cattolici, alle accuse di ingerenza politica, alla pedofilia, i cattolici hanno di che preoccuparsi. Ma a ben guardare, nulla di nuovo sotto il sole.
La Chiesa è sempre stata pietra d’inciampo per il mondo. Deve provocare le coscienze. «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra», ha detto Gesù. Il Vangelo è radicale, mentre il mondo ama il compromesso, venire ai patti, annacquare la verità. Però Dio è Verità. Invece, oggi il nemico mortale di Dio e della chiesa è il relativismo, più volte segnalato dal Papa: per cui tutto è relativo, la coscienza, il peccato, gli usi, i costumi, la libertà e responsabilità personale.
Ma che forse Gesù fu accettato da tutti? E poi lungo venti secoli di fede, i testimoni del vangelo, gli Apostoli stessi forse che non hanno ricevuto lo stesso trattamento? Quanti sono i martiri della fede? Milioni, forse miliardi. La Chiesa se vuol essere Chiesa, deve prendere la sua croce e seguire Cristo. La Chiesa, cioè ogni cristiano, è destinato ad essere sconfitto agli occhi degli uomini. La sconfitta di Gesù sulla croce!
No, questi non sono tempi particolarmente difficili per la Chiesa e per il Papa. Anzi forse sono tra i meno difficili di sempre. Soltanto chi ha poca fede può disperare. Solo chi dimentica che la Chiesa è di Dio. Solo chi dimentica di essere lui stesso Chiesa. Finché ci sarà fede sulla terra, verrà contrastata, attaccata, martirizzata. È il suo compito, è la sua missione.
Se Gesù avesse voluto una Chiesa trionfante, non si sarebbe fatto appendere alla croce, si sarebbe seduto in trono. Invece no. Allora tutti i cristiani si stringano al Papa, ai loro vescovi e preti, a tutti i fratelli nella fede. E non temano, non si abbandonino al pessimismo o alla resa. La Chiesa è di Dio. E Dio, alla fine, vince. Senza se e senza ma. «Non temete, io ho vinto il mondo». Parola di Gesù.
don Lio