«Afflosciati come sacchi vuoti»
Ho assistito come tutti con sgomento alla cronaca degli attentati parigini di metà novembre, battezzati subito come l’11 settembre europeo. Ho visto ed ho letto le manifestazioni di vicinanza al popolo francese, dal profilo Facebook tinteggiato di tricolore francese, all’inno della marsigliese nei campi di serie B, ai lumini e alla penosa esibizione pianistica del ragazzo sulle note di John Lennon. Una risposta che non ha nome, una religione senza Dio.
Tutto mi è parso una reazione adolescenziale, emotiva, superficiale e vuota. Non ho visto o sentito qualcuno invitare a pregare. Ho seguito tutti i talk televisivi nella speranza che qualche conduttore o qualche ospite ne analizzasse le cause. Tutti a cercare il colpevole. Tutti politicamente corretti uniti e compatti a criticare il governo – ma questo era scontato – e a evocare i valori della tradizione e dell’Occidente.
Non si è sentita una parola di pietà cristiana. Sono rimasto ferito dal silenzio assordante della comunità cristiana. Non ho visto la Chiesa parigina radunarsi al Sacré Coeur sulla collina di Montmartre a pregare. Papa Francesco invece si è fatto immediatamente sentire. Ma anche la nostra Chiesa locale, dov’era? E’ vero, abbiamo aggiunto una preghiera dei fedeli alla Messa nella quale si celebrava la dedicazione della Chiesa! Forse qualche sacerdote più sensibile ha allungato l’omelia con un pensiero e un ricordo alle vittime del terrorismo.
Parigi, una città smarrita, ecco quello che ho visto, una Francia smarrita, un’Europa smarrita. Questo è l’aggettivo più calzante. Quando si tradisce la propria fede e ci si affida ad un fumoso senso di appartenenza, siamo baldanzosi e arroganti nei momenti di gioia e spensieratezza, ma diventiamo impauriti e smarriti di fronte ai gravi temi del dolore e della morte, perché ci mancano i fondamentali della speranza.
I giorni in cui si scriveva la Costituzione della Comunità europea, la maggior parte dei rappresentanti volle inserire il termine “radici cristiane” nei valori su cui si basa il nostro continente. François Mitterand si oppose fermamente in nome della laicità. Noi italiani, come sempre, si siamo affrettati a riconoscere le ampie vedute del presidente francese, abbiamo allegramente e stupidamente collaborato a dare delle grosse spallate per buttar giù la Chiesa, con la soddisfazione infantile che si prova a distruggere le cose vecchie per gettarle nel fuoco. Adesso che la fiamma si è spenta, ci sentiamo vuoti e nudi, senza valori di fede, senza la voglia di pregare. Cominciamo a provare il terrore del vuoto, le vertigini del nulla. Come sacchi vuoti che non si reggono più in piedi e si afflosciano. Ci accontentiamo di esteriori lumini, di tremolanti accendini o la lacrimuccia adolescenziale di una stupida emoticon.
Ci manca la meditazione ma soprattutto la preghiera, che non è una sterile esercitazione di newage, ma è l’evento unico di un Dio che nasce a Betlemme, da porre al centro della vita della persona, della famiglia, dello stato e dei continenti. Altrimenti dimentichiamo le ceneri di Auschwitz e il ghiaccio del Gulag, l’acqua e il sangue delle risaie dell’Asia, dei laghi dell’Africa, paradisi massacrati. Ci scordiamo di tanti bambini negati, prostituiti, mutilati e la strage dei giovani cristiani fucilati in Kenya – alcuni decapitati, perché non ricordavano il nome della madre di Maometto.
Nessuno mi sa indicare la App per colorare la mia faccina su Whattsapp con i colori della Nigeria, della Libia e dell’Eritrea?
fratel Ettore Moscatelli, fsf