Tutti dovremmo essere ben consapevoli che trasmettere la fede non è semplice ripetizione di conoscenze da mandare a memoria, seppur non possa prescindere dalla conoscenza della fede stessa, ma consegna e condivisione di esperienza di vita vissuta. Trasmettere non soltanto un sapere, ma un incontro.
Il filo rosso che segna l’itinerario di quest’anno è l’incontro, l’ascolto, l’esperienza di Gesù di Nazareth. I vangeli narrano che le folle si ponevano in cammino per andare ad ascoltarlo. La gente dimenticava persino di portarsi il cibo pur di seguirlo ed ascoltare la sua parola.
Come comunità cristiana, come catechisti e genitori, il desiderio è di percorrere questa «via della vita» con i fratelli minori che ci sono affidati: figli e allievi del catechismo. Incontrare Gesù Cristo è fare esperienza dell’Unico in grado di orientare la vita.
Mediante l’immersione nella morte e risurrezione di Cristo, il discepolo è già entrato nella vita nuova, è “rigenerato”, partecipe del progetto della salvezza che il Padre vuole per ogni uomo. Ponendosi alla sequela di Cristo Gesù, si tratta di scoprire e vivere questa realtà, attingendo continuamente da lui l’acqua viva che disseta.
Questo è il cammino pasquale che Cristo propone ad ogni battezzato: il passaggio da uno stato di morte fatto di incertezza, solitudine, affanno, buio, egoismo, alla vita, all’accoglienza di Cristo che, passando, si ferma, parla e chiama con voce amica. È un cammino di conversione, un esodo, verso la vita nuova da compiere ponendosi con atteggiamento penitenziale davanti a Dio per celebrarlo nel sacramento e nella vita come Padre di misericordia. Chi accoglie questo invito, accoglie la salvezza che Cristo porta e offre ad ogni uomo e celebra, nella Chiesa, l’amore misericordioso del Padre.
È questo l’anno della celebrazione della prima Confessione, che conclude l’itinerario annuale.