La Parola della festa: “Chiesa locale”
Oggi parliamo della nostra Chiesa locale, cioè della nostra parrocchia e della diocesi cui apparteniamo. Ci interessa e siamo contenti di appartenere ad una parrocchia? Sappiamo che cosa vuol dire “Essere Chiesa”? Vuol dire essere raccolti, radunati dalla fede e dall’amore per partecipare insieme intorno all’altare, in comunione di spirito, al sacrificio unificante e salvifico di Gesù. E più ce ne rendiamo conto e ci impegniamo, più siamo consacrati, resi santi, proprio come chiedeva Gesù.
Dio ci vuole uniti a Lui e tra di noi, cioè senza orgoglio ed egoismi, ripicche, gelosie ed invidie, altrimenti saremo sempre incompleti e infelici. Non c’è altra gioia vera che quella che Gesù ha chiesto al Padre: «Che la mia gioia sia in loro». E noi credenti facciamo parte di questo disegno nuovo di amore e di gioia che si deve realizzare.
La Chiesa è anche il popolo dei battezzati, dei laici, consacrati, vescovi, del Papa, perché abbiamo bisogno di una struttura esterna, come lo stato, la famiglia, la società, ma senza lo spirito dell’Amore che la rende divina, non c’è Chiesa e tutta la struttura esterna non servirebbe a niente! Ciascuno di noi deve realizzare un poco di questo amore, con le sue capacità, le sue forze.
Insieme siamo capaci di moltissime cose: come cambierebbero la parrocchia e l’umanità se tutti i credenti, con le ricchezze, i talenti, le competenze che abbiamo, animati dall’amore ci dedicassimo al benessere di tutti! È solo un bellissimo sogno? Ma deve diventare realtà, perché Gesù è morto per questo e ciascuno di noi è chiamato a non pensare solo a se stesso, ma a vivere per amare tutti e ciascuno.
La Chiesa, la parrocchia, non sono il luogo di quelli che sono già perfetti, ma dei peccatori pentiti in sincero cammino di conversione. Nessuno di noi deve sentirsi orfano e dobbiamo pregare perché quanti si sono allontanati dalla casa del Padre, forse anche per il nostro scarso esempio, sentano la nostalgia di tornare a casa, dove il Signore, Dio Padre li ha chiamati e li attende.
don Lio de Angelis