Preghiera allo Spirito Santo nella sofferenza
Dopo la morte, dopo l’annuncio della Resurrezione e fino al tempo di Pentecoste, si apre un tempo di attesa, lento e disarmante. Un tempo in cui la mente desidera credere alla promessa di Cristo, ma il cuore trafitto non può che piangere e gemere, perché per l’uomo, con le sue sole forze, è impossibile sopportare lo scandalo della morte, lo scandalo dell’ingiustizia, lo scandalo del distacco. Un tempo per un dolore diverso da quello sofferto ai piedi della croce, ma pur sempre un dolore, dove l’uomo scopre la propria intima debolezza e, bisognoso della presenza di Cristo, implora disperato l’aiuto del Padre.
Ed ecco arriva il Paraclito.
Ed ecco il compimento della promessa, solo ora con l’effusione dello Spirito Santo è possibile per l’uomo credere, solo con il dono della presenza del Consolatore il cuore dell’uomo può accogliere pienamente l’annuncio della Resurrezione, solo ora l’uomo può sopportare il proprio dolore quotidiano fino a farsi luce, fino a farsi sale, fino a farsi seme che porta frutto. Solo la presenza dello Spirito, e in definitiva l’intervento di Dio, può realmente sollevare le sorti di un cuore spezzato, di una carne piagata, solo l’intervento di Dio può orientare il cammino di un uomo disperato, di una donna sofferente o di un bambino smarrito,e può trasformare ogni dolore in Grazia, la veste di sacco in veste di gioia. Nulla può l’uomo con le sue sole forze. L’uomo può solo chiedere, accogliere e trasformare, mai creare. E questo è l’augurio, e questo è il desiderio, e questa è l’unica consolazione del nostro cuore trafitto.
Nel momento delle innumerevoli notti, nel momento degli innumerevoli pianti, nel momento degli innumerevoli tormenti, delle innumerevoli grida di dolore, nel momento della disperazione, della sofferenza, della solitudine, della rabbia, della paura, della nostalgia, dell’indecisione: “Vieni Spirito Santo, ti imploriamo, vieni! E come Tu ci hai promesso, non lasciarci orfani nemmeno un istante!”. Amen.