Papa, tariffe per i sacramenti e dintorni

euroNei giorni scorsi, alcune persone hanno commentato con me le affermazioni di Papa Francesco sulle “tariffe” per i sacramenti, notando come questa sia una pratica scandalosa, là dove accade, ma anche che non sono mai incappate in situazioni del genere. E mi domandavano se io fossi a conoscenza di qualche caso. In effetti, neppure io ho mai sentito dire di sacramenti “a pagamento”. Evidentemente, il Papa si riferirà a situazioni che esistono all’estero o in qualche luogo che lui conosce. Il Papa, quando fa qualche affermazione, ha un orizzonte più ampio della diocesi di Torino, o del Piemonte, o anche dell’Italia.

Queste considerazioni che hanno suscitato le parole pronunciate da Francesco, però, mi hanno incuriosito a cercare qualche informazione in una direzione opposta. E ho fatto qualche scoperta.

Ad esempio, dal punto di vista storico, secondo qualcuno, lo Stato italiano con la Chiesa ci ha “mangiato” ben bene: lo stesso “otto per mille” ha la sua origine negli immensi espropri dei beni della Chiesa, frutto di secoli di donazioni da parte dei fedeli. Espropri fatti dal neonato Stato italiano a partire dal 1860 circa, sotto la guida di Camillo Cavour dapprima e di molti altri dopo. Quindi l’otto per mille può essere considerato solo un parziale risarcimento, tra l’altro lasciato alla facoltà di scelta dei cittadini.

Ancora, secondo uno studio recente, le molteplici attività della Chiesa fanno risparmiare allo Stato italiano circa 11 miliardi di euro l’anno (è noto come, solo per fare un esempio, uno studente in una scuola paritaria costi meno della metà di uno nella scuola statale). E anche la sua semplice presenza arricchisce la nostra Patria: per esempio, nel 2014 il turismo religioso nella città di Roma e nei santuari è stato valutato in 5 miliardi di dollari, unica voce in crescita in questo tempo di crisi nera.

Per non parlare delle missioni e di quello che la Chiesa, anche quella italiana, fa per i più diseredati del pianeta e i cui bilanci sono pubblici e, per quanto riguarda la Conferenza episcopale italiana, pure reperibili in Internet.

Insomma, a buon conto: in Italia, non so chi amministri sacramenti a pagamento. Certo è che, se girano denari intorno alle faccende di Chiesa, non sono per arricchire né la Chiesa stessa (che poi non sono solo i preti e i vescovi, ma tutto il popolo di Dio!), né tantomeno il suo personale, ma a beneficio di molti, anche di chi non crede. Perché i risparmi per lo Stato e i benefici del turismo religioso non vanno solo ai cattolici. Fatti e numeri alla mano.

d. Mauro

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