Un pessimo giocatore di «Risiko!»…
Non so se qualcuno di voi ha mai giocato a Risiko: credo comunque sappiate di che gioco sto parlando. A me è capitato diverse volte di giocare e siccome sul planisfero diviso in nazioni bisogna conquistare uno o più obiettivi mi è successo anche di avere tutte le mie conquiste a portata di mano e poi perderle miseramente una per una sotto i colpi dei carri armati nemici.
La stessa cosa sta succedendo al presidente americano Obama che ha promosso una guerra in Libia per poi vedersi distrutta l’ambasciata ed assassinato l’ambasciatore e un paese in mano agli estremisti islamici. In Egitto ha promosso e sponsorizzato l’ascesa dei fratelli musulmani per poi vedere gli stessi sfiduciati dalla maggioranza del popolo egiziano e dall’esercito (rifornito dagli americani di molti mezzi). Ha promosso il ritiro delle truppe americane dall’Iraq (a onor del vero non aveva deciso lui l’invasione di quel paese ma il suo predecessore) ed il paese è insanguinato da attentati quasi ogni giorno, con le milizie di Al-Qaeda che la fanno da padrone in molte zone. In Pakistan, dove ha ordinato l’uccisone di Osama Bin Laden, Al-Qaeda è tuttaltro che debellata ed i Talebani sono ben lungi dall’essere sconfitti e controllano ampie regioni. Dopo aver appoggiato con le sue dichiarazioni le cosiddette primavere arabe, si ritrova con paesi in cui la democrazia è una pura illusione e le milizie fondamentaliste imperversano senza alcun tipo di controllo.
Ora vorrebbe riprovarci con la guerra in Siria per sconfiggere Assad (tutt’altro che uno stinco di santo!) e consegnare il paese ai ribelli che però sono divisi in moltissime fazioni e molte sono in realtà emanazioni di Al-Qaeda stessa. Può anche succedere che a Risiko un obiettivo possa essere in comune ad altri giocatori e qui il nostro Barack si ritrova a muovere le sue pedine sulla Siria con però Russia e Iran pronte a difendere i loro interessi in quel paese.
Tutto questo potrebbe sembrare comico se fossimo al tavolo del Risiko; ma purtroppo qui parliamo di nazioni vere e di persone in carne ed ossa con tutte le tragiche conseguenze che un ulteriore attacco può provocare in un teatro di guerra già piuttosto complicato e carico di lutti per il popolo siriano. Altro aspetto paradossale è che il presidentissimo è stato insignito nel 2009 del Nobel per la pace!
E viene spontanea una domanda: ma il popolo delle bandiere arcobaleno dei sostenitori della pace senza se e senza ma, dove è finito? E gli appelli di intellettuali, attori, giornalisti e uomini di cultura contro la guerra dove sono? Non sarà mica che non si vogliono pestare i piedi al più insigne rappresentante mondiale del politicamente corretto? A voi la risposta…
Andrea Musso