Santena, la città di Carlo Broglia (4/4)

Stemma di Carlo Broglia: d'oro, al decusse d'azzurro, ancora. È lo stemma di famiglia. Lo scudo è cimato da una croce semplice, trilobata d'oro, e sormontato da un cappello vescovile con cordoni e nappe laterali.

Stemma di Carlo Broglia: d’oro, al decusse d’azzurro, ancora. È lo stemma di famiglia. Lo scudo è cimato da una croce semplice, trilobata d’oro, e sormontato da un cappello vescovile con cordoni e nappe laterali.

La peste del 1597

Uomo di Dio fedele alla sua missione di pastore, l’arcivescovo Broglia si dimostrò anche in occasione della peste che, a partire dal 1597, imperversò in Torino. Trovandosi a Fossano, dove aveva accompagnato i giovani figli del duca Carlo Emanuele di Savoia, i quali principi, «ogni qual volta il duca loro padre assentavasi dalla capitale per le spedizioni militari o per altri affari di stato, erano sempre raccomandati al governo dell’arcivescovo, il quale perciò ne assumeva una cura veramente paterna, ed eglino obbedivano a lui come alla persona del proprio padre» (Semeria, p. 301), fece subito ritorno in città. Fu in quel drammatico frangente grande animatore dei sacerdoti e loro esempio, affinché tutti gli infetti ricevessero i soccorsi della religione. Con azioni personali e iniziative pubbliche, come la processione generale del 1599 ricordata dal Semeria (p. 299), traghettò la città fino al 1600, quando la pestilenza cessò.

 

Bilancio di un episcopato e morte di monsignor Broglia

Il Tuninetti riassume così l’opera dell’arcivescovo Broglia: «La riforma del clero secolare e regolare, nonché il miglioramento della vita morale-religiosa del popolo, la lotta al protestantesimo, diffuso in alcune vallate alpine e in centri della pianura, furono il costante oggetto delle preoccupazioni pastorali dell’arcivescovo» (p. 78).

Monsignor Carlo Broglia morì a Torino l’8 febbraio 1617 e fu sepolto nella chiesa di S. Domenico in Chieri. Il Semeria (p. 305) riporta un’iscrizione funebre in memoria dell’arcivescovo, andata perduta, che avrebbe recitato:

«CAROLO BROLIAE ABBATI SANCTI BENIGNI ARCHIEP TAVRIN
INTEGERRIMO MITISSIMO PIENTISSIMO
MAGNO CAROLO EMANVELI
IN MAGNA EXTIMATIONE AC BENEVOLENTIA HABITO
CVI PROPTER BELLA LONGE ABSENS
PRINCIPVM FILIORVM PRO PARENTI APPELLATO
TVTELAM CONCREDIDIT
DE PAVPERIBVS EFFVSA LIBERALITATE
DE BONIS VIRIS SINGVLARI CVLTV
DE HOC ANTIQVISSIMO PRAEDICATORVM COENOBIO
EIVS AVCTIS ET ORNATIS QVAE AB IPSIVS MAIORIBVS
POSITA FVERE FVNDAMINA OPTIME MERITO
OCTAVIVS FRATER EPISCOPVS ASTENSIS ET MAGISTER
FR IACYNTHVS EX GASPARE FRATRE NEPOTES
GRATI ANIMI MONVMENTVM POSVERVNT
OBIIT AN DOM MDCXVII DIE VIII FEBR AET LXIV»

Traduzione italiana:

Carlo Broglia, santenese Arcivescovo di Torino

Carlo Broglia, santenese Arcivescovo di Torino

A Carlo Broglia, abate di San Benigno, Arcivescovo di Torino,
al quale, avendolo avuto in grande stima e benevolenza,
l’integerrimo, mitissimo e religiosissimo,
il grande Carlo Emanuele,
mentre egli era assente a lungo a causa delle guerre,
affidò la tutela
dei figli principi, per far le veci del padre;
per la generosità effusa nei riguardi dei poveri;
per la singolare cura verso gli uomini onesti;
per i suoi ampliamenti e migliorie apportati
a questo antichissimo convento dei Frati Predicatori,
le cui fondamenta furono poste con grandissimo merito dai suoi antenati,
i fratelli Ottavio, Vescovo di Asti e professore,
[e] Giacinto, nipoti per parte del fratello Gaspare,
con animo grato posero questa lapide.
Morì nell’anno del Signore 1619, il giorno 8 febbraio, all’età di 64 anni.

 

[Contributo alla traduzione di Alberto Nigra;
si ringraziano anche Beatrice Bersani e Giulia Callegari]

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