La ricetta di mons. Nosiglia per i catechisti: fede, dottrina e umanità
Martedì 10 aprile il nostro arcivescovo, mons. Cesare Nosiglia, ha incontrato al Teatro Elios i catechisti dell’UP 57, di cui fanno parte le parrocchie di Santena, Cambiano, Trofarello, Valle Sauglio, Moriondo di Moncalieri, Poirino, La Longa, Favari, Villastellone, Marocchi.
In primo luogo l’arcivescovo ha sottolineato l’importanza della figura del catechista, inteso come collaboratore dei successori degli apostoli, che hanno dedicato la loro intera vita ad annunciare la Parola. Tutti i catechisti sono “mandati” dal vescovo stesso, per essere suoi aiutanti nelle singole parrocchie.
In secondo luogo l’arcivescovo ha ritenuto importante delineare i tratti della figura del catechista e per fare questo si è ispirato al testo di papa Giovanni Paolo I, papa Luciani, Catechesi in Briciole (San Paolo Edizioni, 1949), e ha descritto cinque caratteristiche importanti e necessarie in ogni buon catechista.
1) Il catechista è una persona dotata di profonda umanità, e non solo spiritualità. Questo per poter entrare in rapporto con i ragazzi ed i genitori. Si deve infatti creare una specie di empatia tra ragazzo, genitore e educatore, empatia che non si limita alla simpatia e alle preferenze, ma è sintonia tra anime.
2) Il catechista è un cristiano. Ed è dunque chiamato a testimoniare il suo amore verso Cristo, a parlare di Gesù come il suo innamorato, come fonte indispensabile di amore, gioia. Ma per fare questo è necessario che il catechista sia in rapporto continuo con Dio, perché “il cristianesimo è innanzitutto una persona!”.
3) Il catechista è un ministro della Chiesa, in piena fedeltà e comunione con la essa. È proprio la sua comunità ecclesiale che rende il catechista tale.
4) Il catechista è maestro di verità e vita. Non deve trasmettere la Parola e la svolgere la catechesi solo con le parole, nelle poche ore a disposizione, ma essere modello di vita cristiana, che testimoni la sua fedeltà alla Verità perché i ragazzi non conoscano solo, ma vivano il cristianesimo.
5) Il catechista è un artista. Ogni catechista, in quanto persona dotata di carismi particolari ed essendo diverso da ogni altra persona, deve imparare a sfruttare le sue caratteristiche per diversificare i modi per trasmettere il messaggio. Messaggio che in quanto a contenuti, come ha sottolineato l’arcivescovo, non va modificato.
Delineate le caratteristiche, si percepisce immediatamente la necessità che il catechista sia sempre in formazione, a livello spirituale ma anche umano. Ed è sufficiente che si formi partecipando alla vita della parrocchia.
A questo punto Mons. Nosiglia ha rinnovato la proposta che aveva precedentemente suggerito nel mandato ai catechisti al Santo Volto il 25 settembre 2011, cioè di sfruttare i primi mesi dell’anno catechistico, vale a dire settembre e ottobre, per formare sia i catechisti che i genitori. Riguardo alla formazione dei catechisti, ha sottolineato la necessità di una formazione sia a livello di contenuti che di metodo. Riguardo invece alla formazione dei genitori, mons. Nosiglia ha suggerito di dedicare del tempo per incontri personalizzati con loro per aiutarli a farli render conto della corresponsabilità tra le due parti, per accrescere non solo la fede dei ragazzi ma anche la loro.
Ed infine l’arcivescovo ha voluto precisare un altro importantissimo aspetto della figura del catechista che trapela dalla parabola del seminatore (Mt 13, 1-23; Mc 4, 1-20; Lc 8, 4-15). L’arcivescovo ha voluto soffermarsi su un punto in particolare della parabola: la stragrande maggioranza del seme va sprecata, ma nonostante questo il seminatore continua a seminare. Perché? Ebbene, i catechisti sono questi seminatori; a loro non è chiesto di guardare i risultati della loro semina ma solamente di seminare. La Parola trova sempre un piccolo pezzo di terra fertile che prima o poi darà frutto. Detto questo, afferma Mons. Nosiglia, «se riuscirete a fare tutto ciò che vi ho suggerito, io, vescovo, vi assicuro che la catechesi riuscirà».
Di seguito, alcuni suggerimenti dell’arcivescovo che sono emersi nel corso dello scambio di domande e risposte con i catechisti:
1) Non mettere mai i ragazzi contro i genitori, ma parlarne sempre in positivo per far capire che è vero che ci sono dei problemi, ma si possono risolvere.
2) Se possibile, portare a casa dei ragazzi le lettere che l’arcivescovo scrive per i tempi forti dell’anno liturgico.
3) Parlare con i genitori, entrare in rapporto con loro e ascoltarli. Non si avranno forse risposte, ma si potranno ascoltare i genitori stessi.
4) Per preparare un incontro essendo sicuri di essere in linea con la Chiesa ed il Magistero, servirsi di due strumenti indispensabili: la Bibbia ed il Catechismo della Chiesa Cattolica; poi, anche i sussidi in uso in ciascuna parrocchia.
Novella Tesio