Mons. Nosiglia al liceo Majorana di Moncalieri: impressioni di una santenese

Mercoledì 21 marzo il nostro Arcivescovo, Cesare Nosiglia, è stato al liceo “Ettore Majorana” di Moncalieri per partecipare ad un dibattito con noi ragazzi sul tema dell’impegno dei giovani in prima persona nella società. È stato un incontro molto costruttivo, sia per quanto riguarda le risposte fornite dall’Arcivescovo, sia per il rispetto e per il clima di dialogo che si é instaurato tra le due parti, il cui merito è da attribuire anche ai moderatori, i due rappresentanti di Istituto del liceo.
Alcune fra le affermazioni dell’Arcivescovo mi hanno molto colpita. In primo luogo, mons. Cesare ha sottolineato l’importanza della scuola nella crescita di noi giovani. In particolare, si è soffermato sulle relazioni: è a scuola infatti che si intessono la maggior parte delle relazioni dei giovani. Ed è proprio attraverso queste relazioni che si può crescere, confrontandosi e maturando le proprie convinzioni anche cristiane, costretti a sostenere davanti agli altri ciò in cui crediamo.
Ancora, secondo mons. Cesare, proprio nelle classi dovrebbe essere esercitata la sensibilità nei confronti della comunità civile e non solo del singolo individuo. Il tentativo è imparare a cercare e raggiungere sempre il bene comune, in cui certamente è compreso anche il bene di me, individuo singolo.
Altro aspetto cruciale: l’aiuto reciproco. Chi ha di più non solo può, ma deve dare ciò che ha a chi è povero in quel frangente. Lo stesso che accade in una classe, dove chi ha compreso un concetto si mette al servizio degli altri e lo spiega.
Ed ecco balzarci alla mente un’altra delle parole cruciali: servizio. Per tradurre in atto questa semplice parola sono necessari due fattori imprescindibili: (1) che la persona abbia qualcosa da dare, elemento sempre presente in quanto ognuno di noi ha dentro di sé qualcosa da donare, chi più, chi meno; (2) la voglia di donare quello che si ha, di mettere al centro non la nostra persona ma gli altri. La forza di credere nelle nostre capacità. E per fare questo è necessaria una sola cosa: entrare dentro alla realtà che vogliamo cambiare e dall’interno farla nuova. Perché la critica, da sola, non basta.
In conclusione, c’è un concetto che l’incontro con l’Arcivescovo mi ha impresso nella mente: è l’invito che mons. Cesare ci ha fatto ad essere protagonisti e a vivere la nostra libertà nella responsabilità! Non c’è autentica libertà, senza responsabilità per quello che si fa. Non esiste una libertà assoluta, di piena indifferenza. Solo così, vivendo la nostra libertà nella responsabilità, potremo cambiare le cose.

Novella Tesio

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