Giornata per la vita: il vocabolario che contagia
Scoraggiati. Depressi. E così, poco per volta, portati a pensare che non ci sia nulla per cui lottare, nulla per cui sperare, e forse addirittura nulla in cui credere. Risultato, i giovani d’oggi hanno paura. Arretrano. E finiscono per rifiutare la vita, in tutte le sue dimensioni: dall’impegno quotidiano per la scuola o per chi è in difficoltà, alla partecipazione in famiglia e in società fino alla costruzione di progetti per il futuro. Ma quali potrebbero essere gli input da dare, ai giovani, per ricominciare a credere nel domani e a lottare, ogni giorno, per costruirlo? Il pedagogista Ezio Aceti ne ha cinque.
1- Volare in alto. Gli adolescenti devono crederci: volare in alto si può. «E non mi riferisco – spega subito Aceti – a quei sogni irraggiungibili che sfociano nella megalomania e che spesso appartengono ai nostri ragazzi. Quando dico a un giovane che deve volare alto voglio assecondare il suo modo di ragionare per assoluti, e in astratto, sulle cose reali. Se vola alto, arriverà a realizzare quel progetto. E se non lo realizzerà del tutto, ne uscirà comunque migliorato, fiducioso nelle proprie capacità». È questa la prima sfida e il primo dovere di ogni genitore, educatore, politico.
2- Ricominciare sempre. «Vale di più chi sbaglia mille volte, e si rialza, di chi è perfetto e la prima volta che cade non è capace di rimettersi in piedi». Per Ezio Aceti il motto di ogni giovane dovrebbe essere questo. Perché la vita è anche errore. Senza giovani consci delle proprie debolezze, segnati dal sacrificio e persino dalla sofferenza, eppure capaci di continuare a sperare e costruire, non c’è cultura della vita.
3- Coerenza. È fare quello che si dice. «E fare, dire quello che si pensa, quello che viene da dentro, quello che ci contraddistingue», spiega Aceti. I giovani “aperti” alla vita «non hanno un volto per la loro vita pubblica e uno per la vita privata, come troppo spesso viene loro insegnato e fatto passare dagli adulti». La vita non si sdoppia, non si finge. Mai.
4- Amore. L’amore si educa ed è sempre possibile. E apre alla vita, che porta i giovani ad accoglierla, a difenderla. Il ritratto di egoismo e individualismo della nostra società offerto dai media li porta a credere che l’amore sia estinto, superato. «E questo quando i nostri ragazzi sono un concentrato di energie ed emozioni pronte ad esplodere in amore, che poi significa amore verso se stessi (e quindi autostima, coraggio) e amore verso gli altri».
5- Cuore. «Il cuore è il luogo dove capitano le cose più importanti, la riserva da cui attingere forza, il libro su cui sono iscritti i cromosomi che ci rendono quello che siamo – continua Aceti -. Va detto, e ripetuto, ai giovani che devono avere cuore, che devono guardarsi dentro se vogliono diventare buoni adulti. Mi spingo oltre, a volte, e spiego loro che il cuore è anche il posto dove parla Dio. Perché Dio è una cosa concreta, che deve entrare a far parte della loro vita nei fatti, nelle cose».
Viviana Daloiso
(tratto da «Noi genitori & figli», supplemento di «Avvenire», 29 gennaio 2012)