Halloween: la riflessione di una giovane mamma santenese
Ho sempre considerato la festa di Halloween, ricorrenza importata da tradizioni non nostrane, come una indubbia carnevalata e una occasione in più per fare girare il commercio. Alla fine dell’ottobre 1999 mi trovavo a New York e ricordo che fervevano i preparativi. In quegli anni da noi se ne parlava appena; ultimamente invece sta diventando una sorta di tradizione anche qua, e la presa sulla gente sta crescendo in modo esponenziale. Quest’anno, per la prima volta da quando mi hanno assunta, nella mensa dell’azienda in cui lavoro hanno servito anche il dolce al cioccolato e zucca, con le inservienti dotate di cappellino da strega. Negli asili organizzano anche le feste a tema per i bambini: sentivo le mie colleghe scambiarsi idee su come travestire i pargoli da zucca o da ragno.
Di per sé potrebbe essere persino divertente, se non si pensa che ancora una volta una festa cristiana (Ognissanti, se a qualcuno fosse sfuggito) viene svuotata del suo significato originale, e che persino un argomento delicato come la morte, esorcizzata con zucche e pipistrelli, diventa un bel pretesto per fare del business.
Potrei ora iniziare una lunga disquisizione e indignarmi elencando tutte le feste religiose diventate nel tempo oggetto di business, dal Natale alla Pasqua; tuttavia, Halloween merita una riflessione ulteriore. Don Gabriele Amorth, presidente dell’associazione internazionale degli esorcisti, ha addirittura paragonato Halloween ad un’osanna al diavolo (Vedi sito). Quindi festeggiare Halloween non significherebbe solo fare convivere un ingombrante ma tutto sommato positivo Babbo Natale con un quasi dimenticato Gesù Bambino (e menomale che dovrebbe essere il festeggiato…), ma significherebbe addirittura esporrsi, fare un primo passo verso il satanismo.
Queste posizioni mi hanno lasciato interdetta, ed hanno fatto scaturire in me, in quanto mamma, una serie di domande.
Mia figlia infatti è stata invitata ad una festa di Halloween per bambini. Premesso che gli organizzatori di tale festa sicuramente non sono dei satanisti, e premesso anche che l’intento della festa è sicuramente solo quello di fare giocare i bambini stessi e far loro mangiare sfiziosi dolcetti, non certo di fare invocazioni al demonio, io rimango in dubbio su come devo comportarmi.
Vietare alla bambina, ora e quando sarà un po’ più grande, di stare con i suoi coetanei per questa ricorrenza, rischia di instillare il gusto del proibito e di accendere ancora di più l’interesse. Tantopiù che i festeggiamenti, feste private a parte, sono sempre più diffusi, anche nelle scuole pubbliche, quindi sarebbe impossib
ile recludere la bambina in casa fino all’esaurirsi della ricorrenza.
Mi piace pensare che molto dipenda anche da come si vive il tutto: se maestre e mamme non mettono malizia nel proporre dolcetti e scherzetti, probabilmente anche il diavolo rimane confinato nel suo cantuccio, ma forse don Amorth sarebbe comunque di parere diverso.
Il dubbio però rimane: come può una madre cristiana nel 2010 difendere la propria prole dai pericoli di paganesimo dilagante?
Che mia figlia vada alla festa, o meno (non ho ancora deciso), voglio comunque che capisca che Halloween non è affatto entusiasmante, che è una buffonata pensata per fare soldi e che la morte ha un senso ben diverso, soprattutto per un cristiano. E forse se, crescendo, vedrà nei suoi genitori un buon esempio di cristiani, verrà il giorno in cui sarà in grado di discernere da sola il bieco folklore dalla fede sincera.
Elena Genero