La Parola della festa: “Seminatore”
Oggi, quindicesima domenica del Tempo ordinario, il Vangelo ci parla di un contadino strano. Non sa seminare, spreca il seme. Tre quarti del seme vengono gettati nel terreno sbagliato: molti semi non attecchiscono; se attecchiscono, faticano; se faticano, alla fine, vengono soffocati.
Gesù ne parla in un momento non semplice della sua missione, in cui davvero ha la triste impressione che le sue parole siano travisate o scordate. È una parabola che sembra misteriosa e pessimista, davvero sembra che l’efficacia della sua predicazione sia sconfitta dalle distrazioni, dalle preoccupazioni, dall’opera dell’avversario. Ma la cosa che stupisce è che, nonostante questo, il padrone getti il seme con abbondanza. Anche sulle pietre, anche fra i cespugli.
Quello poi che entusiasma è l’ottimismo di Dio, che continua a seminare la sua Parola in questo mondo che ci soffoca di parole, tante, troppe, che la ritiene una religiosità arcaica e popolare, come se fossero parole inutili, che fanno sorridere per la loro disarmante ingenuità. No, la Parola di Dio non è affatto morta e continua a illuminare, anche se cade sulla pietra.
La parabola di oggi è così importante che Gesù stesso ce l’ha spiegata: il seme è la parola di Dio. Si! Dio ha parlato per tanti secoli per formarsi, attraverso i profeti, un popolo scelto e per annunciare al mondo il suo amore e la sua salvezza, una parola sempre piena di amore per l’umanità e che ha sempre mantenuto le promesse. Sono tutte contenute nella Bibbia.
E continua anche oggi, a mandare a tutti la sua Parola. Tocca a noi però accoglierla, senza farcela rubare dal Maligno, meditandola con costanza, senza farla schiacciare dalle preoccupazioni, dai peccati, ma accettandola con fiducia, con amore, perché è la parola di nostro Padre, che non si stanca mai di noi. Da sempre tanti hanno cercato e cercano di farla tacere per sempre, ma nessuno ci è mai riuscito.
don Lio de Angelis