La Parola della festa: “Piccoli”

I discepoli sono appena tornati dal primo invio in missione. Parlano di malati guariti, di demoni che fuggono, di gente che accoglie il Regno. Sono pieni di gioia. È allora che il Maestro capisce. Li vede, i suoi discepoli, persone semplici, generose. Anche se ottusi e gretti, spesso, poco abituati alle sottigliezze teologiche. Quasi sempre non all’altezza della situazione. Ma pieni di sincero affetto per il rabbì venuto da Nazareth. Lo Spirito allora gli fa capire una cosa inattesa eppure evidente, banale: chi avrebbe dovuto accogliere il vangelo, lo ha rifiutato, mentre invece, lo stesso vangelo viene accolto dalle persone semplici, dagli umili, dal quel popolino disprezzato dai farisei e dai sacerdoti e sopportato con sufficienza dagli aristocratici sadducei. E capisce. Capisce che quella è la logica del Padre. Capisce che quello è il capolavoro di Dio. Gli ultimi diventano primi. Gli esclusi, i protagonisti. Esulta, si emoziona, sobbalza nello Spirito.

I saccenti rifiutano il suo messaggio, ma lo accolgono i semplici. Coloro che si pensano furbi lo respingono? Ottimo: saranno i piccoli ad usufruirne. E l’orizzonte si amplia: nella logica del mondo sono sempre i migliori a vincere, i prepotenti ad arraffare, gli spregiudicati a salire sui troni. Non così agli occhi di Dio. I perdenti, gli sconfitti, i perseguitati sono al centro della sua attenzione. È un’autentica rivoluzione, quella operata da Dio. Dio si occupa anzitutto degli ultimi, degli sconfitti. Da sempre le religioni sono andate a braccetto col potente di turno, avallandone le pretese, giustificandone la violenza, assecondandone i capricci. Re, faraoni, imperatori hanno sempre avuto bisogno del plauso della fede, dei vaticini dei sacerdoti, delle profezie che confermassero il loro potere. L’unico davvero riuscito, il perfetto, il vero dominatore dell’Universo, sorride di queste nostre infantili convinzioni, e ci chiede di vivere nello Spirito, non nella carne, di entrare nella logica di Dio, quella dell’interiorità, dove i risultati si misurano nell’amore, non nei punti percentuali di guadagno di un’azienda. I sapienti se ne sono andati, hanno respinto il messaggio.

I poveri sono rimasti. E sono diventati discepoli. È il riscatto dei perdenti, la rivincita pacifica e luminosa degli esclusi di ieri e di oggi. Dio parte da loro per incontrare l’umanità. Siamo figli di un Dio che incontra i poveri e gli sconfitti, che ignora i saccenti e gli arroganti. Almeno Lui!

d. Lio de Angelis

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