La Parola della festa: “Porta”
Gesù si preoccupa tanto del popolo di Israele, ma in realtà è tutta l’umanità che lo preoccupa, raffigurata nel simbolo delle pecore, del gregge. È l’umanità che ha bisogno di essere guidata al bene. Gesù non fa un discorso politico: Gesù vuole salvare tutta l’umanità. Ma come aiutare questa umanità ed attirarla al bene?
Molto semplicemente, Gesù dice: si passa dalla porta, che sono soltanto io. Egli sa benissimo che molti non passano dalla porta, cioè non aiutano l’umanità in modo giusto e per questo “sono ladri e briganti”. Gesù protesta contro la massa di tutte quelle persone che hanno chiuso gli uomini nel recinto del loro potere, interesse ed orgoglio, solo per farne preda e sfruttarli, dove non c’è alcun rispetto per loro, dove ne rubano la dignità, il diritto alla verità, alla libertà; rubano tutto, gli affetti più cari e persino la vita.
Basterebbe pensare alla storia di questo nostro povero mondo: ci rivela tanti disastri. Povera umanità. Quanti milioni di morti e di poveri ha la storia. Gente presa e disumanizzata. E Gesù prorompe in quel grido: “Io sono la porta”. Lui che aveva già detto: “Io sono la luce, io sono la via, io sono la verità, io sono il pane vivo”. La porta è un passaggio ad un’altra situazione, indica il cambiamento, il mutamento, la conversione. Gesù vuol dirci in fondo: “Se mi seguite, se mi ascoltate, cambierete in meglio, proprio come desideravate, troverete la pace. Sono io la porta, entrate, passate, venite”.
Gesù allora, con molta autorevolezza, vuol farci capire che Lui solo è Colui che guida al bene, alla verità, alla felicità, l’umanità intera. Noi dobbiamo però ascoltare la sua voce e non altre. E quando saremo nel Regno, ci darà il vero nostro nome che indicherà il grado del nostro amore, della nostra fede. Beati noi se, pur con qualche lentezza, cerchiamo di seguire la sua voce. Se seguiamo Gesù ci accorgeremo che la vita ha sempre più un senso, perché vale la pena di vivere, di credere, di soffrire, di amare, vale la pena per tutte le cose belle, buone e giuste che il Signore ci vuole donare, perché il Signore ci precede per accompagnarci nel suo Regno di gloria e di felicità.
don Lio de Angelis