La Parola della festa: “Amabilità”
Giovanni Battista è in prigione. Avverte che i suoi giorni sono contati. Con un re feroce come Erode non si scherza e tanto meno con la furia di una donna a cui viene rinfacciata la sua spudorata infedeltà. Egli, dalla prigione, invia i suoi discepoli a Gesù per domandare se egli sia davvero il Messia. Pare troppo diverso da quello che tutti gli altri profeti hanno detto di Lui.
Gesù risponde di riferire al loro maestro quanto vedono e sentono. Non si tratta di eliminare i cattivi, ma il male, perché Gesù è venuto a salvare i peccatori, non a castigarli o distruggerli. Per entrare nel mistero della fede sono necessarie la calma, la pazienza. È ciò che raccomanda San Giacomo, portando come esempio il contadino che attende con serenità il frutto della seminagione, o anche i profeti, che hanno dovuto subire persecuzioni, prigioni e anche morte.
Giovanni resta sconcertato dalle notizie che gli vengono riferite circa l’annunzio di salvezza che Gesù opera con tanta amabilità, con tanta bontà, favorendo i peccatori, gli umili, gli ultimi. Una novità per lui, abituato ad ascoltare tutti i profeti. Per noi invece è una dolce notizia perché nella nostra malattia non desideriamo un medico senza cuore che estirpi il male senza misericordia, ma un medico pietoso che guarisca, infondendo fiducia nella ripresa.
È fonte d’immensa gioia potersi sentir dire: “Ti sono rimessi i tuoi peccati! Va’ in pace!”. Chissà se sentiamo questa gioia quando Dio ci perdona? Questo compie la misericordia di Dio quando ci convertiamo sul serio. Per questo, andare a confessarsi è il modo migliore per festeggiare il Natale. Altrimenti, tutte le altre gioie sono fasulle e passeggere.
don Lio de Angelis