Il quarto anno del cammino di preparazione all’iniziazione cristiana ha come obiettivo l’approfondimento del tema dell’Eucaristia, già in vista del sacramento della Confermazione.
Evidentemente, non si può soltanto “parlare” dell’Eucaristia, come ad esempio non si può “raccontare” l’amore. È necessario vivere l’Eucaristia, celebrarla, farne esperienza. Ecco perché, per bambini e genitori, giovani e adulti, è fondamentale la partecipazione alla Messa festiva. Non è il pallino del prete o la fissa della catechista o la pratica devozionale del bigotto. È fonte e culmine di tutta la vita di fede. Tutto parte da lì. Non si può amare, sapere, capire se non si è ascoltato, guardato, accolto.
Anzitutto, l’Eucaristia è presenza di Cristo. In essa, contempliamo il Signore Gesù, lo offriamo al Padre per la salvezza del mondo. Fede ed Eucaristia sono inseparabili. Tuttavia, il Pane è desiderato solo da chi ha fame: chi sa di essere peccatore, chi sperimenta di non potersi salvare da solo e volge a Cristo tutto il suo desiderio, accoglie e gusta questo Pane in cui è racchiuso tutto il bene della Chiesa. Esso è dato appunto in remissione dei peccati.
Poi, l’Eucaristia è convito. La fede è aiutata dal gesto, dallo stare a mensa insieme. Ci è imbandita una mensa che sazia la nostra fame di Dio e placa la nostra sete di salvezza. Uno è il Pane, uno il Signore, una la Carità, una la Famiglia. Se manca questa unità, questa carità, non serve ricevere l’Eucaristia. Non si va all’Eucaristia per acquistare meriti o per appagare noi stessi, ma per fare unità, con Lui e tra di noi. Nell’intima comunione, Cristo e la sua Chiesa diventano dono reciproco. Unico è il Corpo: Cristo e la Chiesa.
Ancora, l’Eucaristia è missione. In essa, infatti, sta la fonte della missione e la fonte dell’evangelizzazione. Non a caso, ogni celebrazione della Messa si conclude con l’invito: «Andate in pace». Non è un banale invito, tanto per finire. È la missione: «Andate, annunciate, fate memoria». La testimonianza di chi ha incontrato e riconosciuto il Signore risorto nell’Eucaristia si concretizza nell’atteggiamento di chi si affianca all’uomo, percorre con l’uomo di ogni tempo la medesima strada, si coinvolge nei problemi del fratello, vi proietta la luce del Risorto e infonde speranza nuova per proseguire il cammino. Il cuore si apre alla pace inquieta, che il cristiano è chiamato a vivere. L’ansia dell’unità, il peso dei problemi del mondo, a partire dal mio vicino, viene ad abitare il mio cuore, nel desiderio ardente che «Cristo sia tutto in tutti».
L’icona biblica che ispira l’anno è quella dei discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,13-35).